27-01-2019
Dia Internacional da Lembrança do Holocausto
Scolpitelo nel vostro cuore. Dal Binario 21 ad Auschwitz e ritorno: un viaggio
nella memoria,
de Liliana
Segre
NOTA DE LEITURA
No dia 23 do corrente mês de Janeiro, a RAI
–
Rádio
Televisão
Italiana transmitiu um documentário
contando a saga de quatro crianças
de sangue judeu presas e torturadas pêlos
Alemães
em 1943:
Liliana
Segre (de
Milão), Tullio Foà (de Nápoles), Lia Levi (de Roma) e Guido Cava (de Pisa). Os quatro sobreviveram depois de
muito sofrimento. O filme tem o título “I figli del destino” e
mistura fotos de época com rodagem com os personagens na actualidade e
actores representando-os na infância e juventude.
Do grupo, destaca-se Liliana Segre, nascida em 1930, que em Janeiro de
2018, foi nomeada Senadora Vitalícia
pelo Presidente da República
Sérgio
Mattarella.
“
Liliana Segre publicou no final do ano passado o livrinho:
“Scolpitelo
nel vostro cuore.
Dal Binario 21 ad Auschwitz e ritorno: un viaggio nella memoria”,
que se lê
de uma penada.
Vivia ela em Itália
com o pai e os avós
maternos e paternos. A mãe
tinha falecido quando tinha um ano de idade. O pai era judeu de raça
mas não
praticante. Quando ela tinha oito anos, Mussolini proibiu todos os de raça
judia de frequentar as escolas públicas.
Foram as primeiras medidas da perseguição
que continuou e levou depois
à
prisão
e morte de centenas de hebreus.
A família
tentou uma fuga para a Suiça
que falhou; foram todos presos no regresso a Itália.
Logo a seguir foram metidos num comboio para Auschwitz. Liliana foi
separada do pai, que nunca mais viu. Trabalhou um ano numa fábrica
de munições,
passando fome e frio, mas conseguiu sobreviver até
à
libertação.
Ainda hoje tem tatuado no braço
o seu número
em Auschwitz:
“75190”.
Casou em 1951 com
Alfredo Belli Paci, católico e tiveram três filhos.
Foram deportadas pelos Alemães
para Auschwitz 776 crianças
italianas; Liliana foi uma das 25 sobreviventes.
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21-1-2019
In onda il 23 gennaio su RaiUno il film che racconta la storia di quattro
bambini ebrei che vennero perseguitati tra ricostruzione storica e
documentario
di SILVIA FUMAROLA
È la voce di Neri Marcorè a guidarci
nell'orrore: è il 5 settembre 1938 quando a San Rossore re Vittorio Emanuele
firma il primo decreto che segna l'inizio della persecuzione degli ebrei con la
perdita dei diritti civili. I bambini che hanno la sola colpa di essere ebrei
non possono più frequentare la scuola.Figli
del destino, la docufiction di Francesco Micciché e Marco Spagnoli,
in onda il 23 gennaio su Rai1 alle 21.25, intreccia da Nord a Sud le storie di
quattro bambini, che oggi, adulti, sono testimoni della Shoah: la senatrice a
vita Liliana Segre (a
Milano), Tullio Foà (a
Napoli), Lia Levi (a
Roma) e Guido Cava (a
Pisa) sono i testimoni del racconto che alterna preziosi materiali di repertorio
a momenti di fiction (nel cast, tra gli altri, Massimo Poggio, Massimiliano
Gallo, Patrizio Rispo, Valentina Lodovini).
Scene recitate ricostruite a partire dalle testimonianze reali.
Le immagini storiche sono fornite dal CDEC (Fondazione Centro di Documentazione
Ebraica Contemporanea), dall'Istituto Luce - Cinecittà, da Rai Teche e dal
United States Holocaust Memorial Museum. "La memoria è il fondamento identitario
del nostro Paese" dice Tinni Andreatta, direttrice di RaiFiction, che ha
prodotto il lavoro con RedFilm. A Napoli Tullio Foà grazie al preside, che lo fa
ammettere in una classe speciale (formata da dieci alunni ebrei), dichiarando
che ha sei anni, continua a frequentare la scuola. "Tutto molto bello - racconta
- andavo a scuola coi miei fratelli più grandi, ma notai qualcosa di strano.
Tutti i bimbi entravano dal cancello principale solo noi da quello secondario,
un quarto d'ora prima degli altri. A quel punto era chiaro che gli anormali
eravamo noi. Una delle domande che mi fanno nelle scuole è 'Ti vuoi vendicare?'.
Io rispondo che la vendetta non mi appartiene, ma la mia vendetta è raccontare
che le leggi razziali non erano leggi all'acqua di rose, ma precise e decise. Lo
scopo era dividere le famiglie". "Guardando la docufiction - spiega Lia Levi -
mi identifico nei genitori. I miei genitori all'inizio mentirono non dicendomi
la verità pensando di farmi del bene, facendomi, invece, del male".
Il pensiero è sempre lo stesso, che la Storia possa ripetersi. La riflessione di
Primo Levi - "È accaduto, quindi potrebbe accadere ancora" - suona più che mai
attuale. "I campi di concentramento oggi sono in Libia e Senegal -
dice Rispo. - Sono lontani, ma non dobbiamo raccontarli tra 50 anni. Combattiamo
anche per loro. Quello che mi terrorizza oggi è chi bacia la mano a un nostro
politico o chi urla togliete
la scorta a Saviano". I racconti sono dolorosi, frammenti di vita
perduta. Il tempo "lenisce - come sottolinea Liliana Segre - Ma è impossibile
cancellare le atrocità subite". "Quando ho raccontato a Liliana Segre la nostra
idea lei mi ha risposto: 'Per me prenda la bambina più brutta che trova'. Le ho
risposto: 'Ma perché? Non si può fare'". La senatrice a vita, 88 anni,
ripercorre il tentativo di fuga disperata col padre in Svizzera, il carcere a
Milano, dove a San Vittore il genitore subiva interrogatori terribili da parte
della Gestapo. "Dopo aver sopportato lo strazio di vederlo portar via per gli
interrogatori - racconta - quando tornava ci abbracciavamo, era lui il mio
bambino da consolare, ero sua mamma, sua sorella. Poi un giorno entrò un
ufficiale tedesco che disse che dovevamo preparaci a partire per ignota
destinazione. Poi il vagone blindato. Chi ha organizzato questo? Sono uomini
come noi, non sono pazzi. Questo terrore, queste lacrime e poi nessuno più
piange. E poi c’è la preghiera di quelli che si riuniscono al centro del vagone
e ringraziano Dio, loro lodano Dio anche in quella situazione. Dov’era Dio? Non
so".
Al campo ricorda il lavoro nella fabbrica di
munizioni, da operaia-schiava, la compagna con cui lavorava, Jeanine, una
ragazzina francese uccisa nei forni crematori. "Quelli che non potevano più
lavorare venivano mandati nella camera gas. Un giorno la macchina le trancia due
falangi. In fila indiana dovevamo sfilare nude e arrivare dove c’erano due
ufficiali in divisa che ci guardano e poi facevano quel gesto fantastico: ‘Vai.
Sei viva’. Dietro di me fermano Jeanine. Io ero diventata una lupa affamata
egoista che non voleva amare e non sopportava più i distacchi. Non mi sono
voltata neanche per dirle ‘Jeanine ti voglio bene’. Non me lo sono mai
perdonato. Jeanine che non è diventata vecchia, per la colpa di essere nata".
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Liliana Segre
Na noite de
27 de Janeiro de 2019, a RAI transmitiu mais um filme documentário
com o título
LA RAZZIA, sobre as prisões
de judeus residentes no gueto de Roma na manhã
de 16 de Outubro de 1943.
Das 4 da manhã
às 2
da tarde, os Alemães
prenderam 1259 pessoas, homens, mulheres e crianças.
Destes libertaram depois 237 e meteram os restantes num comboio de vagões
de gado. Essas 1022 pessoas chegaram a Auschwitz na noite de 22 de Outubro. Os
Alemães
retiraram para trabalho forçado
149 homens
e 47 mulheres; os restantes 726 foram
directamente para as câmaras
de gás.
No final da guerra, regressaram a Itália
do grupo inicial 15 homens e uma mulher.
O documentário
contem depoimentos de alguns dos sobreviventes. Destaca-se o que se diz de Pio
XII:
“O
Papa Pio XII não
se deixou convencer a divulgar uma declaração
pública
contra a deportação
dos judeus de Roma”.
E ainda que o Embaixador Alemão
no Vaticano relatou:
”Podemos
considerar liquidada esta situação
desagradável
no quadro das relações
Alemanha-Vaticano”.
Existe um
relato completo na Wikipedia em
https://it.wikipedia.org/wiki/Rastrellamento_del_ghetto_di_Roma