12-9-2007

 

 Mal di pietre, di Milena Agus

 

 

K a t a    W e b   Blog

 
Mercoledì, 8 Agosto 2007

 

Milena Agus, Mal di pietre

Nottetempo, Roma, 2006, pp. 119. euro 12. 

Leandro Piantini

 

Il segreto di questo romanzo breve che ha avuto tanto successo consiste sicuramente nella lingua inusuale, un parlato che fa spesso ricorso al dialetto sardo. Chi racconta è una persona giovane, che alterna un italiano semplice ma corretto a un linguaggio ingenuo, quasi stentato, quello che parla la gente del popolo. Non saprei dire  - perché non so nulla dell’autrice- se il tono naif, la sintassi elementare del romanzo, siano naturali o almeno in parte voluti, costruiti. Ma poco importa perché è questo che affascina ad apertura di pagine il lettore, che si trova davanti ad una scrittura a cui non è più abituato Se pensiamo quanto sia corriva e prevedibile, specialmente nel linguaggio, tanta narrativa che si pubblica in Italia, la prorompente novità di MAL DI PIETRE balza agli occhi. Più difficile sarebbe il ragionamento se volessimo considerare il successo che il libro ha avuto in Francia. Ciò vuol dire che ha una forza attrattiva anche in una lingua da traduzione.

E infatti, oltre ai pregi della scrittura, il romanzo ha una trama accattivante, che gli dà grazia e freschezza. Protagonisti sono un nonno e una nonna, e chi racconta è la loro nipote. Si parla soprattutto della nonna, una donna bizzarra e molto bella, che qualcuno nel paesino del Campidano dove la storia si svolge considera pazza. Certo non è una persona comune. Si è sposata tardi, a 33 anni, nel 1943, dopo che tante volte era accaduto che i suoi numerosi corteggiatori si erano eclissati prima di chiedere la sua mano. Cos’è che a un certo punto li faceva fuggire? Essa se l’era tante volte domandato con paura e con dolore e la ferita che ne era nata, l’oscura paura di non essere normale l’avevano tormentata per tutta la vita.

Il clou della trama comincia più tardi, nel 1950, quando, per curarsi i calcoli renali, il “mal di pietre” che forse è la causa dei suoi tanti aborti naturali, viene mandata dai medici nel continente a fare le cure termali. Qui questa donna dal temperamento poetico e fantastico incontra il Reduce, un uomo che è anch’egli ospite delle terme per curarsi, e che è reduce da anni durissimi passati sui fronti della seconda guerra mondiale. Uno dei crucci della donna è di non aver avuto figli e di non aver conosciuto il grande amore, cosa che essa considera una punizione divina di proprie colpe misteriose. E alle terme il tanto atteso grande amore arriva. Si innamora, ricambiata, del Reduce, i due si amano appassionatamente per alcuni giorni ma poi i rispettivi  doveri coniugali li riportano alle loro famiglie. Ma per la nonna il dado è tratto, la sua vita ha subito una svolta, ha conosciuto l’amore vero- e forse è  figlio del Reduce il bambino che partorirà nove mesi dopo. Il figlio che le nasce sarà anch’egli una persona singolare, diversa; inetto alla vita normale avrà un’unica passione, quella della musica, e infatti farà una brillante carriera di pianista di musica classica, come del resto innamorato della musica ed esperto musicista era anche il Reduce.

La nipote che racconta la storia della nonna e della sua bizzarra famiglia isolana, alla fine, dopo che la nonna è morta, troverà la famosa lettera che il Reduce le aveva mandato dopo che si erano conosciuti e su cui la donna aveva tanto favoleggiato. Ma ora si scopre che essa si è inventato tutto. Dalla lettera risulta che tra loro non era nata nessuna storia d’amore. Lei si era perdutamente innamorata dell’uomo, dei suoi modi raffinati e signorili, e dell’interesse che aveva mostrato per lei. Mentre il marito, il nonno, che pure l’amava molto e che le aveva insegnato spericolati giochi erotici da lei del resto ricambiati con entusiasmo, non aveva saputo dimostrarle mai affetto e tenerezza. Ma l’incontro con il Reduce aveva soprattutto galvanizzato la passione della nonna per la scrittura e per la poesia. Era bastato che l’uomo prendesse sul serio le sue aspirazioni letterarie ed essa si era sentita un’altra. Aveva continuato a vivere pensando a lui, a quando si sarebbero rivisti, e intanto scriveva pagine su pagine. Però non si erano più rivisti perché il Reduce dopo quell’incontro non l’aveva mai cercata.

Questo romanzo breve ma intenso è una celebrazione del valore salvifico, quasi taumaturgico della scrittura, capace di trasformare una persona, di suscitare in essa passione ed energia vitale. La nonna era mal considerata nel paese perché scriveva e di questo si vergognava. Il reduce era stato il primo ad avere fiducia in lei e a convincerla che il suo amore per la poesia era un dono che doveva coltivare anziché vergognarsene. “Non smetta di immaginare. Non è matta. Mai più creda a chi le dice questa cosa ingiusta e malvagia. Scriva”.                                            

 

08-12-2007

Braver Hund! Ein bisschen Sadomaso stört die Sehnsucht nicht - "Die Frau im Mond" von Milena Agus

DIRK KNIPPHALS

Milena Agus: "Die Frau im Mond". Aus dem Italienischen von Monika Köpfer. Hoffmann und Campe, Hamburg 2007. 136 Seiten, 14,95 Euro

Sexuelle Revolution hin oder her - es hat durchaus etwas Erheiterndes, dass dieser Roman so weit oben auf den Bestsellerlisten steht. Zunächst wirkt er ja vollkommen harmlos. Auf dem Cover sieht man einen Blick aus einem Fenster aufs Meer, schön blaue Glasgefäße stehen auf der Fensterbank - was zum Lesen für die Toskanafraktion, so dekodiert man diese Signale. Das ganze Buch ist so aufgemacht. Knapp 136 Seiten schmal, also was für einen verträumten Sonntagnachmittag oder einen gemütlichen Leseabend mit einem Glas Rotwein und einem Stück Käse.

Noch während man die ersten Seiten liest, denkt man: Ja, das wäre doch vielleicht das Richtige für die Schwiegermutter. Von einem Frauenschicksal ist da die Rede, Ende des Zweiten Weltkrieges, auf Sardinien. Signalsätze: Sie "ging in die Kirche, um Gott zu fragen, warum er nur so ungerecht sei und es ihr verwehre, die Liebe kennenzulernen". Gleich darauf wird gesagt, dass die Großmutter, von der hier die Rede ist, Brot backt, Wassereimer aus einem Brunnen zieht und die Hühner füttert. Die Sprache strahlt dabei etwas gediegen Erdschweres aus, so als sei sie getöpfert. Und das ganze Buch ist in kurze Abschnitte unterteilt, schön luftig, mit viel Zwischenraum. Das sieht klasse aus und erleichtert das Lesen.

Wer aber nun nicht mehr weiterliest und sich das Buch als Geschenk einpacken lässt, kann allerdings nach Weihnachten seine Überraschung erleben. Kann schon sein, dass einen die Schwiegermutter etwas seltsam angucken wird. Später finden sich Pornoszenen. "Die Hündin: Nur mit Strapsen bekleidet, apportiert sie die Zeitung, und dafür liebkost er ihre Scham von hinten oder streichelt ihre Haare oder krault ihr die Ohren und sagt: ,Braver Hund!'" Das ist ein Beispiel dafür, was die Großmutter und der Großvater miteinander machen, wobei sie sich nach solchen Spielen zwar in ein Bett legen, aber möglichst weit entfernt voneinander, jeder so sehr an den Rand gedrängt, dass sie im Schlaf aus dem Bett fallen.

Diese Szenen stehen nicht zufällig genau in der Mitte dieses Buches. Milena Agus Roman "Die Frau im Mond" - derzeit auf Platz 4 der Spiegel-Bestsellerliste - ist eine hübsche kleine Fantasie über Liebessehnsucht und vielleicht etwas ungewöhnliche Wege, sie ins Leben zu integrieren. Man wundert sich beim Lesen darüber, wie die Autorin es schafft, einerseits ganz direkt mit Sex umzugehen, andererseits aber auch ganz keusch über die Liebe zu schreiben. Die Geschichte der Großmutter wird von der Enkelin erzählt, und es finden sich neben deftigen, sehnsüchtigen, poetischen und kitschigen Szenen auch solche, bei denen man tief seufzen muss. So fragt sich die Großmutter einmal, "warum Gott die Dinge in der Liebe, der Hauptsache im Leben, auf so absurde Weise eingerichtet hatte". Tja, warum eigentlich? Bei solchen Sätzen kann man dann verträumt aufs Buchcover blicken und sein Auge übers Meer schweifen lassen.

Man kann diesen Roman unbedingt als Hinweis dafür nehmen, wie liberal unsere Gesellschaft inzwischen in Sexdingen ist. Das Buch ist in vielen Frauenzeitschriften besprochen und von Elke Heidenreich in ihrer "Lesen!"-Sendung warm beschrien worden - auf die kleinen Sadomasoszenen wurde dabei gar nicht eingegangen. Und natürlich ist der Roman auch aus ganz anderen Gründen so ein Erfolg. Dafür spielt wohl eher eine Rolle, dass das kleine Buch auch alle Motive enthält, bei denen literaturbeflissene Menschen sich beim Lesen sanft einkuscheln können. Es wird Klavier gespielt, und es werden Gedichte geschrieben. Es werden harte Leben geführt und tiefe Gefühle gefühlt. Am Schluss wird klar, dass die Erzählerin von der Großmutter den Lebensauftrag erhält, Schriftstellerin zu werden. Bei den Motiven freut sich dann auch die Schwiegermutter.

 

 

25. August 2007, 16:26 Uhr

Von Gabriele von Arnim

Oma spielt für ihren Mann die Geisha

Milena Agus: Die Frau im Mond. Hoffmann und Campe, Hamburg. 136 S., 14,95 Euro.

 

Die etwas andere Familengeschichte: Milena Agus' Oma ließ sich von ihrem eigenen Mann für Sex bezahlen. Die Enkelin hat jetzt die Geschichte der außergewöhnlichen Großmutter aufgeschrieben. Trotz aller pikanten Details gelingt das Porträt einer lebenssüchtigen Frau.

Milena Agus hat ein Buch über ihre Großmutter geschrieben: eine hinreißende Italienerin, die sich von ihrem Mann für Sex bezahlen ließ. Irgendwie stellt man sich die lebenslustige Dame ein bisschen wie Sophia Loren vor (im Bild).

Großmütter haben es in sich. Bergen Geheimnisse, bewahren Vergangenheiten, Wissen, Geschichten, kommen aus einer anderen, einer fernen Welt. Kein Wunder, dass schreibende Enkelinnen sich ihrer gern literarisch bemächtigen.

Weiterführende links

Auch die sardische Autorin Milena Agus hat einen Roman über ihre Großmutter geschrieben. Die nie anders heißt in diesem Buch als Großmutter, ganz gleich, ob sie sich deftigen erotischen Spielen hingibt, der gefährlichen Liebessehnsucht oder dem selbstzerstörerischen Wahnsinn.

Sie verfasste anzügliche Liebesbriefe

Agus zeichnet das Porträt einer hinreißend verrückten, starken, verletzlichen, unbedingten Person, die nicht einsehen will oder kann, dass Wirklichkeit und Phantasie oft schluchtenweit auseinander liegen, dass der Traum vom Leben und das Leben selbst sich nur in wenigen Momenten – wenn überhaupt – berühren. Deshalb gilt Großmutter als überspannt. Fast hätten ihre Eltern sie in eine Irrenanstalt gesteckt.

Hatte sie sich doch die Arme zerschnitten, das Gesicht zerkratzt und sich in den Brunnen geworfen, weil ihr versagt blieb, was sie schon früh als die „Hauptsache“ des Lebens erkannt hatte – nämlich die Liebe kennenzulernen.

Jeden Verehrer, der sich ihr näherte, hat sie überschüttet mit Liebesbriefen, die hitzig waren und offenbar auch anzüglich. Die Herren nahmen reihenweise Reißaus. So eine heiratet man nicht. Nicht im bäuerlichen Sardinien der vierziger Jahre des vergangenen Jahrhunderts. Da kann sie noch so schön sein. Und Großmutter ist schön.

Großmutter lernt Huren-Nummern

Und so ist dann doch noch einer gekommen, der sie nehmen will, und den sie nehmen muss. Sie werde ihm keine Frau sein, erklärt sie ihm –und er reagiert gelassen – dann gehe er eben weiter ins Bordell. Und so schlafen sie Abend für Abend jeder auf seiner Seite des großen Ehebettes und wünschen sich höflich eine gute Nacht.

Bis sie ihm eines Tages einen außergewöhnlichen Vorschlag macht: Sie könne doch eigentlich die Dienste der Huren übernehmen – um Geld zu sparen für den Tabak für seine Pfeife zum Beispiel, die er doch so gern rauche.

Und nun beginnt eine Ehe, wie man sie so noch nicht gelesen hat. Nie nehmen die beiden sich in den Arm, keine Zärtlichkeit nirgends. Aber Sex. Ausgiebiger und herrlichster Sex. Großmutter lernt Huren-Nummern. Und „jedes Mal, nachdem sie ihm zu Diensten gewesen war, sagte er ihr, wie viel die jeweilige Leistung im Bordell gekostet hätte, und diese Summe legten sie beiseite, um für das Haus in der Via Manno zu sparen.“

Die Liebe sucht sie noch immer

Großmutter spielt die Geisha, die Sklavin, die Hündin, das Mädchen, das Opfer. Stolz auf ihre Leistungen, glücklich über das gesparte Geld – und mit zunehmender Lust. Mit einer so blanken Lust, dass es für Momente ganz gleich ist, ob sie ihren Mann nun liebt oder nicht – „sie wollte nur, dass dieses Spiel nie aufhörte“.

Milena Agus gelingt ein kleiner Roman, den man trotz manch Gram und Pein darin lustvoll verschlingt – und nicht nur die prallen erotischen Szenen, das Großfamilien-Gemenge, das sardische Essen, die Meer- und Sand- und Himmelbilder.

Vor allem ist es die so dickköpfige wie poetische Sehnsucht, die berührt. Die Großmuter heimlich ihrem Notizbuch anvertraut. Dort erfindet sie sich, was sie vermisst. Denn die Liebe sucht sie noch immer. Und begegnet ihr auf einer Kur gegen Nierensteine auf dem italienischen Festland.

Nach einer Affäre kehrt sie zurück

Bei einem einbeinigen Kriegsheimkehrer, dem Reduce, einem beunruhigend schönen und hageren Mann, verletzt und verletzlich, behutsam. Mit dem sie spricht und liest und schläft und sich an ihn schmiegt. Bei dem sie ihre Zärtlichkeit lebt und ihre Freude. Bei dem sie sich lebt. Ihm liest sie ihre Gedichte vor, ihm erzählt sie von sich. Ein eleganter dramaturgischer Entwurf. So enthüllt sich auch dem Leser die Wahrheit über Großmutter erst nach und nach.

Sie wird diesen Mann nie wiedersehen. Doch einmal im Leben hat sie geliebt. So geliebt, wie sie es wollte. Und er hat sie nicht für verrückt erklärt.

Sie kehrt zurück zu ihrem Mann. Bekommt endlich ein Kind, einen Sohn, der ein berühmter Pianist werden wird. So verrückt wie seine Mutter. Nur seine Leidenschaft im Kopf.

Ihren Mann konnte sie nicht lieben

„Man muss“, hat Balthasar Gracián einmal gesagt, „die Dinge der Welt von der falschen Seite betrachten, um sie richtig zu sehen.“ Das tut die Autorin, lässt es Großmutter tun.

Und wir folgen betört. Wünschen uns heftig eine verrückte Ahnin für unsere so schale und banale Gegenwart und möchten der romantisch Verwirrten zugleich ganz unromantisch zurufen, die Liebe doch dort zu suchen, wo Lust und Fürsorge sind. Großvater hat sie sehr begehrt und sich sehr gesorgt um sie. Nur Gefühle konnte er halt nicht so zeigen.

Ein Buch auch über die Melancholie eines verpassten Lebens. Der vergeblichen Glückssuche. Dem Jagen nach der blauen Blume. Später hat es Großmutter unendlich leid getan, dass sie ihren Mann nicht lieben konnte.

Ein Verwirrspiel von Wahrheit und Dichtung

Eine anmutige Nachmittags-Lektüre. Denn das ist alles so leicht geschrieben – und immer wieder auch gefällig –, so sicher und sinnlich, so zärtlich und hautnah im Wortsinn, dass man sich gern verführen lässt.

Schlagworte

Erst am Ende des Romans begreift man, dass manches nicht so war, wie es dort steht, dass Wahrheit und Dichtung, diese ungleichen Geschwister, hier gemeinsam ein Verwirrspiel aufführten. Wovon an dieser Stelle nichts weiter verraten sei, weil die Verblüffung genossen sein will.

 

Du désir et des Sardes

Une roman familial sur trois générations en Sardaigne, qui dit l'insularité obligée du conte amoureux.

Par Jean-Baptiste MARONGIU

QUOTIDIEN : jeudi 4 janvier 2007

Milena Agus Mal de pierres Traduit de l'italien par Dominique Vittoz. Liana Levi, 124 pp., 13 €.

 

Les romans d'amour ne sont jamais aussi prenants que lorsqu'ils nous parlent du malheur d'aimer, ou, variante, de comment une vie aimante ne peut être admise qu'au prix de sa dénégation la plus obstinée . Parce que l'amour, justement, est si important (sûrement la chose la plus belle du monde) qu'il ne pourra jamais être celui que l'on vit soi-même. Ce sont les délices et les tourments d'un tel amour que nous donne à goûter Mal de pierres, un petit bijou de roman, poli comme une pierre précieuse et délicieux, pour ne pas dire entêtant, comme certains gâteaux sardes, tout miel et tout anis. D'ailleurs, l'histoire se déroule en Sardaigne, avec un petit détour sur le continent qui, pour être décisif, n'est là que pour confirmer l'insularité obligée du conte amoureux, en ce que plus il avance vers son but, plus il s'enferme dans un cercle forcément fatal. Alors que l'héroïne ne parvient pas à s'extirper de sa famille ni de son île, sauf par le fantasme, Milena Agus, sa nièce, peut revenir à l'une et à l'autre par la force de l'écriture ­ faisant de l'amour dérangé de sa grand-mère envers un homme qu'elle n'a pas aimé tout en l'aimant la métaphore de l'amour lui-même, cette tentative de transport vers l'autre qui jamais ne comblera le manque, en le comblant néanmoins. A ceci près que Mal de pierres ne démontre rien, suggère peu, s'en remettant pour explorer les voies du désir aux moyens du récit.

Roman familial, Mal de pierres enchaîne trois générations sur une soixantaine d'années, du mariage arrangé entre une trentenaire qu'une famille de modestes cultivateurs désespère désormais de caser tellement elle dénote dans ses rêves d'amour fou proprement hystériques, et le rescapé de bombardements alliés sur la grande ville proche, où ont péri sa femme et ses enfants, au cours de la Seconde Guerre mondiale. Depuis, l'Histoire vient ponctuer, en lui donnant une épaisseur temporelle, les vicissitudes grandes et petites qui entraîneront la famille de la campagne à la ville, de la pauvreté à une certaine aisance économique, d'une culture traditionnelle au grand monde de l'art, via la musique, et, finalement, à l'écriture. Mais ce n'est pas un processus de civilisation, puisque ce monde est en soi raffiné, comme le montre une sorte de Kamasutra sarde que le grand-père a appris dans les bordels et avec lequel il parvient à faire aborder aux rivages de l'amour, sans l'enchaîner, une femme qui résiste, de peur probablement de ne pas en revenir. Aussi, sur la fin de sa vie, la grand-mère peut déployer toutes ses forces pour se convaincre que cette vie était la meilleure possible, et pas l'autre, dont la nostalgie et le désir lui coupaient le souffle, car, «au fond, en amour, il s'agit peut-être au bout du compte de se fier à la magie, on ne peut pas dire qu'on puisse trouver sa règle, quelque chose à suivre, pour que tout se passe bien». 

  

LePoint

 

Roman

La miraculée

25/01/2007 - Valérie Marin La MesléeLe Point - N°1793

« Mal de pierres », de Milena Agus, traduit de l'italien par Dominique Vittoz (Liana Levi, 124 pages, 13 E).

 

Quel est ce « mal de pierres » dont souffre l'héroïne de ce livre venu de Sardaigne et qu'on brûle, dès les premières pages, de faire connaître ? Ces coliques néphrétiques ne cachent-elles pas un mal plus obscur qui expliquerait mieux pourquoi les prétendants de cette belle célibataire, âgée pour l'époque (la trentaine), finissent tous par la fuir, au grand dam de sa famille ? Jusqu'à cette année 1943 : un homme mûr, dont femme et biens ont disparu sous les bombes, se présente. Lui restera et l'épousera, sans qu'il s'agisse d'amour entre eux. Mais de sexe, oui. A l'automne 1950, elle a 40 ans et toujours pas d'enfant. Prend sa valise et quitte, une première, son Cagliari natal pour se faire soigner à Civitavecchia. Pendant la cure, elle connaît enfin, avec le rescapé d'une guerre omniprésente dans l'histoire, la « chose principale » . L'amour auquel aspire depuis toujours celle que l'on dit « dérangée » . Au retour, la « miraculée » tombe enceinte.Sa petite-fille raconte ici la grand-mère adorée qui l'a élevée. Son point de vue est l'un des atouts majeurs du premier roman traduit en français de l'écrivain sarde Milena Agus, avec son style lapidaire et sa construction défiant la chronologie. Le récit de l'héritière-confidente distille peu à peu, comme un suc, les éléments qui composent le destin d'une femme désirante où folie et écriture se rejoignent en une seule et dernière page. Sous nos yeux se rapprochent les morceaux épars d'un roman familial, dans ce lieu de liberté, où tous les désordres de la passion sont permis, qu'est le livre

 

 

 

La grand-mère sarde

 

Lire, février 2007
 

Passion et tourments d'une femme du siècle dernier. Surprenant!

 

Parce qu'elle a un caractère de cochon, une sorte de folie dans le regard et l'impression de ne jamais appartenir à la «vraie vie», une jeune fille sarde a du mal à choisir parmi les prétendants qui viennent la demander en mariage. Sans parler de son «mal de pierres»: des coliques néphrétiques qui provoquent des coups de couteau dans les reins. Elles la laissent exsangue sur le carrelage de la cuisine et l'empêcheront longtemps de porter un enfant à terme. Cinquante ans plus tard, sa petite-fille a eu besoin de raconter l'histoire de cette femme impossible et d'en faire une héroïne de roman. «Grand-mère» a traversé le siècle. Elle s'est mariée sans amour en 1943, à trente ans passés. Durant des mois, les jeunes époux «de raison» vivent comme frère et sœur. Il a ses habitudes chez les prostituées de la ville, elle dort dans le coin de son lit, la chemise remontée jusqu'au cou. Jusqu'au jour où l'épouse - coincée mais calculatrice - propose à son conjoint de faire des économies: «Expliquez-moi ce qui se passe avec ces femmes et je ferai exactement pareil.» Autour de ce couple qui répugne à mélanger le plaisir et l'amour, la narratrice dessine d'autres personnages: son père, l'enfant du miracle, un fou de musique qui ne jure que par son piano, une kyrielle de tantes et cousins, mais aussi le Rescapé, figure mythique et passion unique de grand-mère, le temps d'une cure et d'une guérison miraculeuse dans les années 1950.

 

 
L'EXPRESS
  .fr

 

L'amour sans calcul
 

par Delphine Peras

Une histoire à deux voix: celles d'une grand-mère et de sa petite-fille. Le premier roman traduit en français de la Sarde Milena Agus est étonnant et remarquable

Mal de pierres
Milena Agus

éd. Liana Levi
Trad. de l'italien par Dominique Vittoz.
123 pages
13 €
85,27 FF

 

Ce livre est un bijou. On voudrait en rester là, de crainte de trahir sa construction insolite, de déflorer sa sensibilité... Disons que Mal de pierres raconte l'histoire d'une Sarde «aux longs cheveux noirs et aux yeux immenses». Une jeune femme fantasque, rêveuse, qui détonne au sein de sa famille et de sa communauté, en pleine Seconde Guerre mondiale. Pensez donc: célibataire à 30 ans, elle est déjà vieille fille lorsqu'un prétendant un peu plus motivé que les autres parvient à obtenir sa main. Un homme d'autant plus méritant que sa nouvelle épouse est atteinte du «mal de pierres»: des calculs rénaux qui lui interdiraient l'expérience de la maternité. Mais bon, la narratrice n'est autre que sa petite-fille, alors on comprend vite que le sort n'est pas si retors. C'est à celle-ci que son aïeule confiera les secrets de sa vie - pas tous - des décennies plus tard. Comment a-t-elle fini par rencontrer l'amour dans les bras du Rescapé lors d'une cure thermale sur le continent, comment donnera-t-elle le jour à son fils unique, comment composera-t-elle avec son mari et son quotidien ordonné: tout cela, la grand-mère l'évoque par la voix de cette petite-fille, deux voix qui se mêlent pour dire un destin hors du commun, dont la vérité n'est révélée qu'à la toute dernière page.

Mal de pierres est le deuxième roman de Milena Agus, originaire de Sardaigne, où elle vit toujours, mais le premier à être traduit en français. Cela n'en reste pas moins une révélation.