04-11-2020
Orietta Berti 
| NOTA DE LEITURA 
		
		Orietta Berti é o nome artístico, o nome de família era Orietta 
		Galimberti. Tem 77 anos, mas no palco parece não ter mais de 30. E canta 
		que é um encanto, como se viu há dias no programa “Soliti Ignoti” da 
		RAI. 
		Nos 55 
		anos de carreira vendeu 16 milhões de discos e correu o mundo a cantar.  
		O 
		título do livro refere-se a sua mãe que juntava a crença católica à 
		militância no Partido Comunista, frequentava os comícios do Partido mas 
		ia sempre à Missa ao domingo.  
		Tem 
		algumas ideias fixas: por exemplo, na família, todos os nomes começam 
		por O.  
		Foi o 
		pai que a incitou para a educação musical, mas faleceu muito cedo num 
		acidente.
 | 
Rizzoli – a editora-
“Oggi, 
se mi capita di passare per la piazza di Cavriago, mi torna in mente quando 
andavo ai comizi con la mia mamma, che mi teneva sulle spalle e mi faceva 
reggere la bandiera rossa, e sento di nuovo l’odore dei petali che spargevo con 
mio papà sul sagrato di San Terenziano.”C’era una volta una bambina che odiava 
le bambole, altro che collezionarle come avrebbe fatto poi da adulta. Amava 
piuttosto stare all’aria aperta con i bambini del suo paese, Cavriago, e 
combinarne di tutti i colori mentre sua mamma, la Olga, era impegnata a gestire 
la pesa pubblica: magari rischiando di finire risucchiata in una concimaia, o di 
annegare in un canale dopo aver sceso un’intera rampa di scale in bicicletta. 
Poi un giorno quella bambina, l’Orietta, cresciuta in un mondo alla Guareschi 
tra i comizi del PCI e la messa la domenica, scopre di avere una voce 
meravigliosa, e incoraggiata dal papà inizia a cantare, e da allora non smetterà 
più. Come in un film, sulla sua adorata bicicletta pedalerà attraverso cinquanta 
e più anni di vita, di carriera e di storia d’Italia, vendendo oltre 16 milioni 
di dischi, partecipando a 13 Festival di Sanremo, lasciando una traccia 
indelebile nel mondo musicale e in quello televisivo con canzoni e programmi 
semplicemente mitici.Tra bandiere rosse e acquasantiere è la storia dell’Orietta 
raccontata per la prima volta dalla sua viva voce, ricca di aneddoti inediti e 
impreziosita da sedici pagine di fotografie rare.
Il 
Resto del 
Carlino
Pubblicato il 19 settembre 2020
La cantante si racconta, in libreria da lunedì: "Sono felice di ciò che ho 
avuto, ma ho perso affetti importantissimi"
di LUCIANO MANZOTTI
Reggio Emilia, 19 settembre 2020 - “Tra 
bandiere rosse e acquasantiere“ (Rizzoli) c’è tutta la vita 
dell’Orietta nazionale. L’autobiografia di una cantante che ha fatto la storia 
della musica tricolore, è in uscita in tutte le librerie da lunedì. Un lungo 
viaggio dove Orietta Berti si 
è raccontata con emozione e tanta sincerità. Un percorso lastricato di successi, 
tra oltre 15 milioni di dischi venduti, undici edizioni di Sanremo e tour in 
tutte le parti del mondo. Ma il libro, oltre a raccontare la vita e la carriera 
di Orietta, dipingono uno spaccato storico di un Paese che usciva da una guerra 
e voleva rialzarsi con grande dignità. Raccontano la storia dei nostri genitori 
e dei nostri nonni, in una Emilia orgogliosa, piena di vita e di coraggio.
Tra bandiere rosse e acquasantiere: com’è stata la sua infanzia?
“Sono nata a Cavriago il primo giugno del 1943: la vita in 
paese scorreva proprio come in “Don Camillo e Peppone”. Comunisti e 
democristiani che si beccavano continuamente. Figlia unica di due genitori non 
più giovanissimi, sono sempre stata circondata da tanto affetto. La mia mamma 
era comunista convinta, con certezze granitiche. Con lei andavo ai comizi, 
reggendo la bandiera rossa. Il mio papà, invece, era molto cattolico e con lui 
andavo alle processioni”.
Com’è nata la passione per la musica?
“Sono diventata cantante per amore di mio padre, grande 
appassionato di musica, scomparso prematuramente in un brutto incidente 
stradale. Era lui che mi portava ai primi concorsi”.
C’è qualcuno a cui è particolarmente grata?
“Devo tutto al maestro Giorgio Calabrese (autore di importanti 
canzoni italiane, ndr). Fu lui a credere in me e nel mio talento. Mi scoprì nel 
’61 ad un concorso per giovani debuttanti al teatro Municipale di Reggio.Il 
concorso si chiamava il Disco d’oro e con me, si affacciava alla ribalta anche 
Iva Zanicchi“.
A chi dedica questo libro?
“A mio marito Osvaldo, con il quale vivo in simbiosi da 
sempre. Ci siamo sposati il 14 marzo del 1967 nel Santuario di Bismantova e non 
ci siamo più lasciati. Abbiamo sempre condiviso tutto e continuiamo a farlo. Ma 
lo vorrei dedicare anche ai miei figli Omar e Otis e alla mia nipotina Olivia 
(figlia di Otis). “
Se dovesse fare un bilancio di come è andata la 
sua vita, sarebbero di più i tasti neri o quelli bianchi ?
“Sono felice di come mi sono andate le cose. Certo, non è 
stato tutto rose e fiori. Ho vissuto anch’io drammi terribili e ho perso affetti 
importantissimi. Ma sono stata anche molto fortunata. Ho vissuto gli anni d’oro 
della musica leggera e continuo a fare le mie scelte musicali in grande libertà. 
Sta per uscire un cofanetto per celebrare i miei 55 anni di carriera, dove canto 
canzoni nuove. Melodie contemporanee che mi emozionano. Ne vado orgogliosa.”
Tanti incontri importanti nella sua vita. Quali 
l’hanno toccata maggiormente?
“Ho avuto la fortuna di incontrare tre papi e ognuno di loro 
mi ha regalato emozioni diverse. Nel 2000 ho conosciuto Papa Giovanni Paolo II 
quando conducevo per Raiuno il Giubileo degli ammalati. Cinque anni dopo, ho 
stretto la mano a Papa Ratzinger, mentre nel 2016, ho è stata una gioia parlare 
con Papa Bergoglio, il quale mi ha detto, citando Sant’Agostino, che “chi canta 
bene, prega due volte”.